Nota a cura di Vincenzo Lo Re
Ho letto con interesse e curiosità “Il segreto di L.M.” quasi tutto d’un fiato; così, come quando si trangugia un liquore, non conoscendone la gradazione alcoolica (in questo caso lirica), sono rimasto per un bel po’ in preda ad una sbornia poetica.
E dire che, come faccio spesso, mi ero messo tranquillamente alla finestra interiore a curiosare con rispettoso distacco su quello che si sarebbe svolto oltre i vetri delle pagine sconosciute che sarei andato a leggere; invece mi sono ritrovato catapultato d’improvviso al centro della scena, seduto accanto a chi stava scrivendo percependone quasi il respiro affannato per l’emozione di un incontro, i sospiri di una vana attesa, il dolore del silenzio e del distacco. Pur avendo letto di Lei soltanto questo Poemetto oserei definire Rita Iacomino un’abile cesellatrice di attimi. I suoi versi stilisticamente eleganti e incisivi, sempre coinvolgenti per l’impeto e la passione, svelano scenari onirici e insieme reali creando atmosfere intime ritagliate pragmaticamente sulla quotidianità. Una quotidianità non priva di preziosi dettagli evocativi quali un profumo, di un parco piuttosto che di una torta, il suono di una musica familiare o del vento, il rumore del mare o di un treno in ritardo o ancora dello squillo di un telefono che tarda a farsi sentire. Dalla prima all’ultima lirica del Poemetto su tutto prevale l’impellente necessità di urlare in poesia l’intimo bisogno di amare e di essere amati come pure la consapevolezza di un’immutabile e a volte amara realtà. Infine molti versi sembrano verosimilmente attingere concompiaciuta tenerezza a indelebili ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza. Vincenzo Lo Re |