La vita è un cammino lungo il quale cresciamo, incontriamo degli ostacoli con lacrime e sorrisi, ma infondo lottiamo per raggiungere i nostri sogni. È un viaggio straordinario accompagnato dalle nostre passioni che nel tempo cerchiamo di realizzare, proprio come è successo a Rita Iacomino, una donna che dopo le traversie che la vita gli ha presentato ha raggiunto e abbracciato il suo sogno. Scrittrice molto stimata nel mondo dell’arte, negli anni ha pubblicato undici libri tra poesie, racconti, favole e un romanzo “La rupe del biancospino”, che lo scorso anno è arrivato tra i primi dieci a un libro per il cinema. Un percorso davvero interessante, caratterizzato dalla sua indole tenace e da quella voglia di esprimere appieno sensazioni, sentimenti e l’amore di un’anima libera
Come recitava il grande poeta inglese Alfred Tennyson “Sono una parte di tutto ciò che ho trovato sulla mia strada.”
Passione, grinta e coraggio. Chi è Rita?
Sicuramente Rita è passione e grinta, però c’è anche una buona dose di coraggio, amore per la cultura e l’universo.
Sei una donna inossidabile con una vena romantica, come nasce questa tua passione?
La mia passione nasce da quando ho capito che unendo le vocali con le consonanti si potevano formare le parole e scrivere poesie, favole, racconti.
Un percorso difficile quello della tua vita, raccontaci
Quando ero molto piccola, miei genitori dopo essersi divisi e rifatti una vita, mi hanno lasciata dai nonni materni, avevo solo due anni e questo fatto mi ha creato dentro un senso di abbandono che mi sono portata fino all’età adulta, colpevolizzandomi per quanto era accaduto. Ero stata lasciata, quindi ero una bambina cattiva. Con il passare del tempo e crescendo, mi sono resa conto che dentro di me c’era qualche cosa di bello che doveva esplodere: arte, fantasia e passione!
Credi nella fortuna o nel destino?
Credo nel destino, tutto accade quando è il momento. La vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo e un pizzico di fortuna non guasta per aiutarlo.
Fuoco, terra, aria e acqua. Qual è l’elemento nel quale più ti identifichi?
Mi ritrovo in parte in ognuno di questi elementi: Fuoco: la passione per la vita sempre e nonostante tutto. Terra: l’amore per le mie radici, soprattutto il mio paese. Aria: non si può vivere senza. Acqua: è l’elemento dove mi ritrovo di più, forse perché ricorda anche il liquido amniotico e il mare, soprattutto in inverno, dove quando torno al mio paese, vado a camminare sul porticciolo, dove i ricordi mi emozionano ancora.
Qual è il ricordo che nel corso della tua vita hai portato sempre con te?
C’era ed esiste ancora oggi, uno scoglio piatto dove mi rifugiavo quando la tristezza prendeva il sopravvento e andavo a piangere tutte le mie lacrime senza farmi vedere da nessuno, soprattutto non doveva saperlo mia nonna che avrebbe dato la vita per me, questo è il ricordo più forte che mi accompagna ogni giorno della mia vita. Al paese dove sono nata, San Vito Chietino, definito da Gabriele d’Annunzio “il paese delle ginestre” sul piccolo porticciolo, c’era e c’è tutt’ora, un tronco d’albero riportato dal mare, che è stato piantato fra gli scogli da un tempo infinito. Lo chiamavano “l’albero dei desideri”. Pare che chi lo abbracciasse esprimendo un desiderio, lo stesso si realizzasse, io ero un po’ scettica, non ci credevo molto, ma a tredici anni, ero da sola al mare, mi sono avvicinata all’albero, l’ho abbracciato e ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola: Da grande voglio fare la scrittrice, ho detto voglio e non “vorrei”, tanto era intenso questo desiderio.
I tuoi progetti futuri?
Negli ultimi nove anni ho pubblicato ben undici libri e prossimamente, oltre ai progetti che avevo da ragazza: leggere e scrivere sempre, ad aprile uscirà una nuova raccolta di poesie d’amore intitolata “Sapore infinito” e per fine anno pubblicherò il secondo romanzo dal titolo “Bicchieri scompagnati”.
Sono presidente esecutivo per il terzo anno di un concorso internazionale molto partecipativo, organizzato con la Pro Loco Limbiate, con patrocinio della città di Limbiate, Provincia e Regione Lombardia, dove sono aiutata da un gruppo di giurati di rilievo per la valutazione dei testi, e dal presidente onorario Alessandro Quasimodo.Non mi fermo mai, sto già lavorando sul mio terzo romanzo, per me l’arte, la poesia e la scrittura sono la mia panacea. Ho molto materiale nel “famoso cassetto”, ma non ho fretta; in fondo, come amo definirmi, “sono solo una ragazza del 1950”
Come recitava il grande poeta inglese Alfred Tennyson “Sono una parte di tutto ciò che ho trovato sulla mia strada.”
Passione, grinta e coraggio. Chi è Rita?
Sicuramente Rita è passione e grinta, però c’è anche una buona dose di coraggio, amore per la cultura e l’universo.
Sei una donna inossidabile con una vena romantica, come nasce questa tua passione?
La mia passione nasce da quando ho capito che unendo le vocali con le consonanti si potevano formare le parole e scrivere poesie, favole, racconti.
Un percorso difficile quello della tua vita, raccontaci
Quando ero molto piccola, miei genitori dopo essersi divisi e rifatti una vita, mi hanno lasciata dai nonni materni, avevo solo due anni e questo fatto mi ha creato dentro un senso di abbandono che mi sono portata fino all’età adulta, colpevolizzandomi per quanto era accaduto. Ero stata lasciata, quindi ero una bambina cattiva. Con il passare del tempo e crescendo, mi sono resa conto che dentro di me c’era qualche cosa di bello che doveva esplodere: arte, fantasia e passione!
Credi nella fortuna o nel destino?
Credo nel destino, tutto accade quando è il momento. La vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo e un pizzico di fortuna non guasta per aiutarlo.
Fuoco, terra, aria e acqua. Qual è l’elemento nel quale più ti identifichi?
Mi ritrovo in parte in ognuno di questi elementi: Fuoco: la passione per la vita sempre e nonostante tutto. Terra: l’amore per le mie radici, soprattutto il mio paese. Aria: non si può vivere senza. Acqua: è l’elemento dove mi ritrovo di più, forse perché ricorda anche il liquido amniotico e il mare, soprattutto in inverno, dove quando torno al mio paese, vado a camminare sul porticciolo, dove i ricordi mi emozionano ancora.
Qual è il ricordo che nel corso della tua vita hai portato sempre con te?
C’era ed esiste ancora oggi, uno scoglio piatto dove mi rifugiavo quando la tristezza prendeva il sopravvento e andavo a piangere tutte le mie lacrime senza farmi vedere da nessuno, soprattutto non doveva saperlo mia nonna che avrebbe dato la vita per me, questo è il ricordo più forte che mi accompagna ogni giorno della mia vita. Al paese dove sono nata, San Vito Chietino, definito da Gabriele d’Annunzio “il paese delle ginestre” sul piccolo porticciolo, c’era e c’è tutt’ora, un tronco d’albero riportato dal mare, che è stato piantato fra gli scogli da un tempo infinito. Lo chiamavano “l’albero dei desideri”. Pare che chi lo abbracciasse esprimendo un desiderio, lo stesso si realizzasse, io ero un po’ scettica, non ci credevo molto, ma a tredici anni, ero da sola al mare, mi sono avvicinata all’albero, l’ho abbracciato e ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola: Da grande voglio fare la scrittrice, ho detto voglio e non “vorrei”, tanto era intenso questo desiderio.
I tuoi progetti futuri?
Negli ultimi nove anni ho pubblicato ben undici libri e prossimamente, oltre ai progetti che avevo da ragazza: leggere e scrivere sempre, ad aprile uscirà una nuova raccolta di poesie d’amore intitolata “Sapore infinito” e per fine anno pubblicherò il secondo romanzo dal titolo “Bicchieri scompagnati”.
Sono presidente esecutivo per il terzo anno di un concorso internazionale molto partecipativo, organizzato con la Pro Loco Limbiate, con patrocinio della città di Limbiate, Provincia e Regione Lombardia, dove sono aiutata da un gruppo di giurati di rilievo per la valutazione dei testi, e dal presidente onorario Alessandro Quasimodo.Non mi fermo mai, sto già lavorando sul mio terzo romanzo, per me l’arte, la poesia e la scrittura sono la mia panacea. Ho molto materiale nel “famoso cassetto”, ma non ho fretta; in fondo, come amo definirmi, “sono solo una ragazza del 1950”