LA RUPE DEL BIANCOSPINO
di RITA IACOMINO
Recensione di Danila Oppio
Due giorni fa ho ricevuto il libro dell’autrice, che si è fatto attendere parecchio dalla data in cui l’avevo ordinato ed ero ansiosa di averlo tra le mani.
Ho detto a Rita che avrei portato il romanzo con me a Oslo e che lo avrei letto durante la mia permanenza in Norvegia. Ma la curiosità ha avuto il sopravvento. Ieri sera ho pensato di cominciare a leggere la splendida prefazione di Alessandro Quasimodo, e magari qualche pagina, giusto per apprezzare lo stile pulito e scorrevole della poetessa.
Non è andata così: il racconto mi ha talmente coinvolto, tanto è trascinante, che non avrei smesso fino a quando non avessi letto – se vi fosse stata – la parola fine.
Mi sono immersa nella realtà di San Vito Chietino, dove è nata e cresciuta l’autrice, quel luogo da lei tanto amato, e mi pareva di odorare il profumo della fioritura dei biancospini, quello del mare e del pane appena sfornato. Sentivo il frangersi delle onde sulla battigia, e quel clima familiare che in parte mi ha ricordato la mia infanzia. Ho ammirato la forza di volontà e il cuore generoso di nonna Camilla, centro vitale del romanzo. Di donne così volitive ce ne sono davvero poche. E alla fine, mi sono chiesta se la nipotina Anna non fosse la stessa Rita Iacomino, poiché nessuno potrebbe raccontare una storia così intensa, a volte drammatica, se non chi ne è stata protagonista, o molto vicino ai personaggi del racconto.
Un libro imperdibile che suscita forti emozioni. E mi sono addormentata con Camilla e Anna nel cuore.
di RITA IACOMINO
Recensione di Danila Oppio
Due giorni fa ho ricevuto il libro dell’autrice, che si è fatto attendere parecchio dalla data in cui l’avevo ordinato ed ero ansiosa di averlo tra le mani.
Ho detto a Rita che avrei portato il romanzo con me a Oslo e che lo avrei letto durante la mia permanenza in Norvegia. Ma la curiosità ha avuto il sopravvento. Ieri sera ho pensato di cominciare a leggere la splendida prefazione di Alessandro Quasimodo, e magari qualche pagina, giusto per apprezzare lo stile pulito e scorrevole della poetessa.
Non è andata così: il racconto mi ha talmente coinvolto, tanto è trascinante, che non avrei smesso fino a quando non avessi letto – se vi fosse stata – la parola fine.
Mi sono immersa nella realtà di San Vito Chietino, dove è nata e cresciuta l’autrice, quel luogo da lei tanto amato, e mi pareva di odorare il profumo della fioritura dei biancospini, quello del mare e del pane appena sfornato. Sentivo il frangersi delle onde sulla battigia, e quel clima familiare che in parte mi ha ricordato la mia infanzia. Ho ammirato la forza di volontà e il cuore generoso di nonna Camilla, centro vitale del romanzo. Di donne così volitive ce ne sono davvero poche. E alla fine, mi sono chiesta se la nipotina Anna non fosse la stessa Rita Iacomino, poiché nessuno potrebbe raccontare una storia così intensa, a volte drammatica, se non chi ne è stata protagonista, o molto vicino ai personaggi del racconto.
Un libro imperdibile che suscita forti emozioni. E mi sono addormentata con Camilla e Anna nel cuore.