21 marzo 2015
PRESENTAZIONE DELLA RACCOLTA “E MI FINGO POETA” DI RITA IACOMINO a cura di Rodolfo Vettorello La nuova Raccolta di Rita Iacomino mette in evidenza quello che è uno dei problemi fondamentali di tutti quelli che scrivono e in specie di coloro che scrivono versi: pubblicare e farsi pubblicare e quindi farsi leggere. Una ricerca condotta da Antonio Coppola, insigne poeta e critico, promotore del premio Baudelaire e Direttore della Rivista Letteraria “I fiori del male”, ha appurato che in Italia scrivono di poesia almeno tre milioni di persone. Un tempo pochissimi arrivavano alla pubblicazione per la difficoltà di convincere un Editore al rischio di pubblicare. Oggi, attraverso la facilitazione rappresentata dai tanti siti letterari che consentono di avere visibilità a costo zero, pare che almeno trecentomila persone pubblichino poesia. In aggiunta, l’editoria , essendo passata dall’analogico al digitale ha superato tante difficoltà di pubblicazione e con costi ridotti si possono pubblicare raccolte di poche centinaia di esemplari. Ragion per cui tanti, tantissimi scrivono e pubblicano. Pochi però leggono o riescono a farsi leggere perché pochi si vogliono sottoporre alla fatica di penetrare nell’intimo di chi ha qualcosa da dire. Il fatto esaltante e miracoloso è che qualcuno riesca a farsi pubblicare e a farsi soprattutto leggere. Rita Iacomino è uno dei rari casi di chi riesce, certo per la capacità comunicativa dei propri testi e anche per la forza della propria personalità a farsi leggere. E questo al di là di una dichiarata timidezza che è invece la forza dell’autenticità. E’ accaduto con la prima Raccolta, Formato A4 e di sicuro accadrà ancora di più con questa, più convincente e matura che ha intitolato “E mi fingo poeta”. Confesso. come ho scritto nella prefazione, che il titolo mi aveva inizialmente respinto perché mi aveva fatto pensare a un tentativo di “captatio benevolentiae”. Ho pensato malignamente a una sorta di presunzione poetica mascherata dietro una frase-esca. Ho avuto modo di ricredermi conoscendo l’onestà intellettuale di Rita che seguendo il mio pensiero, ha preso le distanze dalla folta tribù dei vanagloriosi e vuoti presunti poeti. Si può sorridere della piccola debolezza umana di quelli che, senza meriti, amano definire loro stessi “poeti”. La modestia di chi sa come collocarsi in questo mondo, sa come sia difficile definire cosa sia la Poesia e pertanto come sia altrettanto difficile determinare il ruolo preciso del “poeta”. Carducci, a suo tempo,ha scherzosamente chiarito che cosa il Poeta non debba essere: “Il Poeta o vulgo sciocco/ un pitocco/ non è già che all’altrui mensa/ via con lazzi turpi e matti/ porta i piatti/ ed il pan ruba in dispensa….” e via di seguito. Noi crediamo alla modestia di Rita nell’avvicinarsi alla Poesia e riteniamo più vicine al suo pensiero le parole di Sergio Corazzini. Nella sua Raccolta “Piccolo Libro Inutile”, nella poesia “Desolazione del povero poeta sentimentale” scrive: “Perchè tu mi dici: Poeta?/ Io non sono Poeta/ Io non sono che un piccolo fanciullo che piange:/ vedi: non ho che le lacrime da offrire al Silenzio./ Perché tu mi dici:Poeta?/Le mie tristezze sono povere tristezze comuni./ Le mie gioie furono semplici/ semplici così, che se io dovessi confessarle a te, arrossirei./ Oggi io penso a morire… desiderai d’essere venduto/ di essere battuto/ di essere costretto a digiunare/ per potermi mettere a piangere tutto solo/ disperatamente triste/ in un angolo scuro./ La stessa finezza e la stessa onesta in Sergio Corazzini e in Rita Iacomino, nel titolo e nella sostanza della loro poesia. Un poco meno di disperazione in Rita che non dice come Sergio: “Io non so , Dio mio, che morire.” Rita vive e rinasce ogni volta e la sua parola poetica è per lei medicina, viatico sacro, proposta di vita che tutto vuole assorbire e restituire con la medesima luce e la stessa energia. Qualche considerazione sull’essenza della sua poesia. Qualcuno ha scritto che la poesia nasce col primo verso. Al di là dell’ovvietà dell’asserto, il senso è che spesso da un primo verso venuto alla luce magari in maniera fortunosa per uno stimolo visivo, immaginativo o semplicemente musicale, a questo primo verso, ad esempio un imparisillabo breve, segue quasi naturalmente un altro verso ancora imparisillabo, come vuole la tradizione, magari un endecasillabo, assecondando un meccanismo quasi automatico. E’ questo l’avvio di una poesia. A un facitore di versi basterà questo avvio perché un banale pensiero possa prendere un’andatura lirica. Se poi si va ad attingere al proprio bagaglio di vocaboli più o meno poetici e a costrutti verbali collaudati dalla propria esperienza, ecco che una poesia è praticamente confezionata. Ho detto poesia perché il componimento, per via della scrittura verticale e di una musicalità sperimentata, non può che chiamarsi poesia. Questa è la produzione usuale di molti che chiameremo più che poeti, versificatori. Ci sono evidentemente altri modi di fare poesia e ci sono altri tipi di poesia. C’è un genere di ispirazione globale, di natura olistica, cioè non costruibile per porzioni giustapposte ma con i caratteri dell’ integralità. E questa è la Poesia dei Poeti. Una poesia che non si costruisce a tavolino ma che viene direttamente dal profondo. Se la poesia dei versificatori è come uno stillicidio del loro sangue esistenziale, la Poesia dei Poeti è come un fiotto di sangue che sgorga improvviso e irrefrenabile. Rita scrive i suoi versi con l’anima tesa a questo secondo modo di produrre Poesia. La sua poesia non tradisce in nessun momento un’origine tecnicistica e si sottrae con una certa abilità a qualsiasi controllo, tanto metrico che strutturale rispetto al linguaggio. E’ puro flusso di emozione contenuto entro gli argini di una cultura ben digerita e mai ostentata. Non è mai spontaneità spavalda e irriverente come quella di tanti emergenti o di agguerrite avanguardie che vantano l’immediatezza espressiva a scusante di tanti errori, travisamenti, equivoci. Tutto è chiaro e limpido, emozione e sentimento arrivano sul foglio senza troppe mediazioni intellettuali, per una lettura avvincente e appagante.) |