E mi fingo poeta di Rita Iacomino
(presentazione del 18 luglio 2015 a San Vito Chietino)
Commento critico a cura di Carmelo Consoli,
presidente del sodalizio culturale La Camerata dei Poeti di Firenze
Rita Iacomino entra in punta di piedi, con estrema discrezione, senza voler quasi apparire nel mondo roboante, competitivo della poesia e dei poeti.
Un atteggiamento pudico nel rivelare il suo mondo interiore se pensiamo almeno a tre elementi che colpiscono il nostro sguardo: le dimensioni ridotte dei volumi, la grafica di sicuro impatto ma rigorosa, spartana, quasi severa con questi due colori, il bianco e il nero, i versi scolpiti quasi a bulino, che poi esamineremo.
E' un'altra donna da quella estremamente concreta e dinamica che conosciamo ( la presidente del premio Energia per la vita, la donna impegnata nella vita pubblica con la pro-loco e la sua azienda) che qua appare nascosta in una dimensione segreta ma che alla fine viene fuori dalle pagine di questo libro nella prospettiva della speranza e dell'apertura alla vita.
Quindi le due Rita si incontrano al termine e si fondono: quella del mondo che ha visto tutte le forme edeniche della giovinezza attraverso i ricordi e che si trova ora a un bivio di confine della sua identità nel drammatica presa di coscienza del tempo e quella che trova la forza di risorgere, di aprirsi alla vita..
Questa autrice sa mettere nero su bianco,come poche, la genuinità delle emozioni, la trasparenza dei propri sentimenti, trasmettendo una empatia contagiosa cosa che si avverte subito e poi costantemente si mantiene scorrendo l'itinerario del libro.
Si perché Rita con parole essenziali, quasi scarnificate, ma corredate da un'aria di intima armonia, chiaramente avvertibile, arriva diritta ai contenuti, alle immagini, alle cromie e alle fragranze ; e per fare questo occorre una reale propensione alla sincera autoanalisi e una altrettanto sincera capacità comunicativa , coniugate a quella sospensione lirica che travalica la realtà per farsi onirica rappresentazione, tutte qualità che Rita sicuramente possiede spontaneamente.
Quindi definirei la sua poesia un percorso dove c'è una combine di assoluto valore tra espressioni cristalline, profondità di concetti e onirici processi trasmutativi.
Un percorso che col tempo si è andato sempre più affinandosi se confrontiamo questo volume col suo precedente: “Foglio A4”.
Una parola vagante tra fragilità esistenziali e rinascite edeniche che ha i suoi poli estremi rappresentati da una parte attraverso una costante insofferenza e dolore esistenziale nel riconoscimento del tempo scaduto e delle ferite provocate dalla caducità delle cose e dall'altra da una altrettanto costante via d'uscita a questo amaro status attraverso i sogni, le invenzioni, passando per la strada maestra dei ricordi, ma anche attraverso la sua forza interiore, il suo DNA, la sua voglia di non mollare mai.
E allora questa bella poesia che si avvale di una disarmante chiarezza e di modalità espressive di grande capacità nel far presa nell'immaginario collettivo del quotidiano procedere (per esempio quel “ tirar su le lacrime”, come si fa col naso ), oppure quel (m'ama non m'ama narrava una margherita)di estremo candore prende appiglio da tutti quegli spunti su cui si sofferma l'attenzione emotiva dell'autrice ad iniziare dallo scenario naturale, del mare in particolare, sui quali sovrasta incontrastato il senso e il non senso del tempo, peso e misura esistenziale a cui non si può sfuggire , diario e resoconto finale inappellabile. Quindi è il tempo il primattore del libro.
Una volta letto il libro ci si accorge di quanto si rimanga permeati dalla sua poesia e di quanta scorrevole e di immediato accesso sia stato l'impatto con la sua scrittura. ( Un libro che mi verrebbe da dire che si legge tutto d'un fiato) . La poetessa si sofferma estaticamente su paesaggi, luoghi, strade e momenti topici del vivere quotidiano come sono le albe, i tramonti, le notti e ogni sua sosta è occasione di raccoglimento e riflessione, appagante tuffo nel passato, amara considerazione sul presente, come se tutta la meraviglia del mondo fosse già stata scritta e non restasse che guardare inutilmente lo scorrere del tempo. Significativa la lirica “ Ritorno” quando recita parlando dei luoghi cari a cui fa idealmente ritorno: “/ Invece tutto è fermo,/ col mare che cambia ogni stagione/ e noi che recitiamo dentro un film, guardando inutilmente/ lo scorrere del tempo/”.
E se non le venissero in soccorso i sogni e le invenzioni di fiaba, recita tra l'altro: “ Recito sul foglio parole amare/ e spero diventino una fiaba/ che trasformi una lama/ in una rosa senza spine/” potremmo definire la sua scrittura di indole malinconica, di crepuscolare tristezza, talora drammatica, essendo lei, come afferma nella poesia chiave del libro: “Vivere” ad un bivio alla frontiera della sua identità” e continua: Un cammino lungo/ fatto di transiti e cambiamenti/ dove l'amore diventa l'essenza della vita della ricerca della propria identità. Invece ogni ferita sembra annullarsi in una speranza risorgiva attraverso la voglia di cambiare e di creare alchimie anche perché Rita è rimasta eterna fanciulla nei confronti della vita ed il suo passato è nutrimento, accesso alla speranza, pane per il quotidiano esistere dei giorni.
E allora il via alle danze inizia a caricarsi di ombre serali e di fili di luce sul lago, autunni e albe e ancora rossi tramonti in cui predomina la ricerca del silenzio,( altro grande tema del libro) , esemplare la lirica “Pacata solitudine”/Come una rotta invisibile/seguo i pensieri/ nell'immenso mare,/ che raccoglierà le voci/della mia lunga/ pacata solitudine/ “ ed affiora il tormento della nostalgia del passato, come nella poesia :” Il paese”.
E così va avanti ,oscilla tra andate, ritorni, abbandoni, amare considerazioni in cui traspare una ricerca incessante d'amore ( terza chiave di lettura) . Una ricerca poetica che si sofferma su oggetti e particolari che hanno lasciato un segno : un tram, il ticchettio di un pendolo, l'edera di un tempo edenico, la conchiglia del suo mare.
Ma che ha impennate di risvegli e voglia di incantesimi improvvisi : Scrive: / Grido/ grido forte la mia voglia di vita/e ritorno a giocare con lei./ Ancora una volta.../sogno/”.
Il verso di Rita è libero, armoniosamente incontrollato, mi verrebbe da dire, nella sua ricerca di personali emozioni ogni volta diverso e ogni volta adattato all'attimo trasmutativo e alla ricerca delle musicalità più opportune.
Dunque in conclusione diamo il giusto merito a questa autrice per una poesia che lascia il segno con una estrema leggerezza, versi che vorrebbero non avere nulla a che pretendere da una critica formale e di sostanza in una disarmante dichiarazione di estraneità di appartenenza alla poesia( e mi fingo poeta) e che invece colpiscono e come dritto al cuore del lettore, perché è vera poesia, come quella di Rita, in cui il lettore si rivede, si riscopre , si auto analizza in relazione col tempo, coi sogni ritrovando nuove o perdute identità sostenuto dalla forza creativa dell'autrice e dalla ricerca di tempi nuovi e lampi di luce attraverso i quali, come scrive la nostra poetessa , aprire nuove porte e gabbie, in cui vivere una nuova vita con dolce incoerenza e poter volare.
Carmelo Consoli
(presentazione del 18 luglio 2015 a San Vito Chietino)
Commento critico a cura di Carmelo Consoli,
presidente del sodalizio culturale La Camerata dei Poeti di Firenze
Rita Iacomino entra in punta di piedi, con estrema discrezione, senza voler quasi apparire nel mondo roboante, competitivo della poesia e dei poeti.
Un atteggiamento pudico nel rivelare il suo mondo interiore se pensiamo almeno a tre elementi che colpiscono il nostro sguardo: le dimensioni ridotte dei volumi, la grafica di sicuro impatto ma rigorosa, spartana, quasi severa con questi due colori, il bianco e il nero, i versi scolpiti quasi a bulino, che poi esamineremo.
E' un'altra donna da quella estremamente concreta e dinamica che conosciamo ( la presidente del premio Energia per la vita, la donna impegnata nella vita pubblica con la pro-loco e la sua azienda) che qua appare nascosta in una dimensione segreta ma che alla fine viene fuori dalle pagine di questo libro nella prospettiva della speranza e dell'apertura alla vita.
Quindi le due Rita si incontrano al termine e si fondono: quella del mondo che ha visto tutte le forme edeniche della giovinezza attraverso i ricordi e che si trova ora a un bivio di confine della sua identità nel drammatica presa di coscienza del tempo e quella che trova la forza di risorgere, di aprirsi alla vita..
Questa autrice sa mettere nero su bianco,come poche, la genuinità delle emozioni, la trasparenza dei propri sentimenti, trasmettendo una empatia contagiosa cosa che si avverte subito e poi costantemente si mantiene scorrendo l'itinerario del libro.
Si perché Rita con parole essenziali, quasi scarnificate, ma corredate da un'aria di intima armonia, chiaramente avvertibile, arriva diritta ai contenuti, alle immagini, alle cromie e alle fragranze ; e per fare questo occorre una reale propensione alla sincera autoanalisi e una altrettanto sincera capacità comunicativa , coniugate a quella sospensione lirica che travalica la realtà per farsi onirica rappresentazione, tutte qualità che Rita sicuramente possiede spontaneamente.
Quindi definirei la sua poesia un percorso dove c'è una combine di assoluto valore tra espressioni cristalline, profondità di concetti e onirici processi trasmutativi.
Un percorso che col tempo si è andato sempre più affinandosi se confrontiamo questo volume col suo precedente: “Foglio A4”.
Una parola vagante tra fragilità esistenziali e rinascite edeniche che ha i suoi poli estremi rappresentati da una parte attraverso una costante insofferenza e dolore esistenziale nel riconoscimento del tempo scaduto e delle ferite provocate dalla caducità delle cose e dall'altra da una altrettanto costante via d'uscita a questo amaro status attraverso i sogni, le invenzioni, passando per la strada maestra dei ricordi, ma anche attraverso la sua forza interiore, il suo DNA, la sua voglia di non mollare mai.
E allora questa bella poesia che si avvale di una disarmante chiarezza e di modalità espressive di grande capacità nel far presa nell'immaginario collettivo del quotidiano procedere (per esempio quel “ tirar su le lacrime”, come si fa col naso ), oppure quel (m'ama non m'ama narrava una margherita)di estremo candore prende appiglio da tutti quegli spunti su cui si sofferma l'attenzione emotiva dell'autrice ad iniziare dallo scenario naturale, del mare in particolare, sui quali sovrasta incontrastato il senso e il non senso del tempo, peso e misura esistenziale a cui non si può sfuggire , diario e resoconto finale inappellabile. Quindi è il tempo il primattore del libro.
Una volta letto il libro ci si accorge di quanto si rimanga permeati dalla sua poesia e di quanta scorrevole e di immediato accesso sia stato l'impatto con la sua scrittura. ( Un libro che mi verrebbe da dire che si legge tutto d'un fiato) . La poetessa si sofferma estaticamente su paesaggi, luoghi, strade e momenti topici del vivere quotidiano come sono le albe, i tramonti, le notti e ogni sua sosta è occasione di raccoglimento e riflessione, appagante tuffo nel passato, amara considerazione sul presente, come se tutta la meraviglia del mondo fosse già stata scritta e non restasse che guardare inutilmente lo scorrere del tempo. Significativa la lirica “ Ritorno” quando recita parlando dei luoghi cari a cui fa idealmente ritorno: “/ Invece tutto è fermo,/ col mare che cambia ogni stagione/ e noi che recitiamo dentro un film, guardando inutilmente/ lo scorrere del tempo/”.
E se non le venissero in soccorso i sogni e le invenzioni di fiaba, recita tra l'altro: “ Recito sul foglio parole amare/ e spero diventino una fiaba/ che trasformi una lama/ in una rosa senza spine/” potremmo definire la sua scrittura di indole malinconica, di crepuscolare tristezza, talora drammatica, essendo lei, come afferma nella poesia chiave del libro: “Vivere” ad un bivio alla frontiera della sua identità” e continua: Un cammino lungo/ fatto di transiti e cambiamenti/ dove l'amore diventa l'essenza della vita della ricerca della propria identità. Invece ogni ferita sembra annullarsi in una speranza risorgiva attraverso la voglia di cambiare e di creare alchimie anche perché Rita è rimasta eterna fanciulla nei confronti della vita ed il suo passato è nutrimento, accesso alla speranza, pane per il quotidiano esistere dei giorni.
E allora il via alle danze inizia a caricarsi di ombre serali e di fili di luce sul lago, autunni e albe e ancora rossi tramonti in cui predomina la ricerca del silenzio,( altro grande tema del libro) , esemplare la lirica “Pacata solitudine”/Come una rotta invisibile/seguo i pensieri/ nell'immenso mare,/ che raccoglierà le voci/della mia lunga/ pacata solitudine/ “ ed affiora il tormento della nostalgia del passato, come nella poesia :” Il paese”.
E così va avanti ,oscilla tra andate, ritorni, abbandoni, amare considerazioni in cui traspare una ricerca incessante d'amore ( terza chiave di lettura) . Una ricerca poetica che si sofferma su oggetti e particolari che hanno lasciato un segno : un tram, il ticchettio di un pendolo, l'edera di un tempo edenico, la conchiglia del suo mare.
Ma che ha impennate di risvegli e voglia di incantesimi improvvisi : Scrive: / Grido/ grido forte la mia voglia di vita/e ritorno a giocare con lei./ Ancora una volta.../sogno/”.
Il verso di Rita è libero, armoniosamente incontrollato, mi verrebbe da dire, nella sua ricerca di personali emozioni ogni volta diverso e ogni volta adattato all'attimo trasmutativo e alla ricerca delle musicalità più opportune.
Dunque in conclusione diamo il giusto merito a questa autrice per una poesia che lascia il segno con una estrema leggerezza, versi che vorrebbero non avere nulla a che pretendere da una critica formale e di sostanza in una disarmante dichiarazione di estraneità di appartenenza alla poesia( e mi fingo poeta) e che invece colpiscono e come dritto al cuore del lettore, perché è vera poesia, come quella di Rita, in cui il lettore si rivede, si riscopre , si auto analizza in relazione col tempo, coi sogni ritrovando nuove o perdute identità sostenuto dalla forza creativa dell'autrice e dalla ricerca di tempi nuovi e lampi di luce attraverso i quali, come scrive la nostra poetessa , aprire nuove porte e gabbie, in cui vivere una nuova vita con dolce incoerenza e poter volare.
Carmelo Consoli