Rita Iacomino
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OSTRICHE A MEZZOGIORNO
(Recensione)

Ostriche a Mezzogiorno è un titolo che solo all’apparenza sembra descrivere un’opera pervasa da un clima giocoso e di festa, ma poi si rivela sorprendentemente una profonda e attenta descrizione dei sentimenti dirompenti suscitati dall’Amore provato dall’autrice. 
Durante la lettura mi è parso inevitabile il parallelismo tra le liriche di Rita e l’immaginario evocativo suscitato dai “Covoni”, i famosissimi quadri dello straordinario pittore Claude Monet, nei quali vediamo raffigurato in maniera reiterata il medesimo soggetto, che tuttavia, ogni volta, si presenta nuovo,forgiatodalla luce diversa del giorno, dalla nebbia mattutina all’ultimo raggio di sole della sera, nelle differenti stagioni.
Così le poesie di Rita, in un ritornello mai noioso, raffigurano in atmosfere diverse, l’amore plasmato in tutte le sue sfumature più intense: un amore malinconico, inquieto e pervaso dal costante senso di solitudine di chi è tormentato dai ricordi e dall’attesa (“Parole scritte dal rimpianto/ creano incertezze/ anche dai ricordi/. Non basta un’anima infinita/ per contenere la tristezza/ di un’amara solitudine) (Solitudine). E ancora: “Ma resta lì / quella carezza dolce/ ad aspettare/ una nuova primavera. (Un lume acceso).
Le poesie si presentano con uno stile mai ermetico, ma di facile e diretta comprensione. I suoi versi consentono di immedesimarsi e comprendere, nel senso latino del termine “comprehendo”, cioè “portare dentro, legare a sé” le profonde emozioni che lei magistralmente e intensamente sa trasmettere e che appartengono a tutti noi.

Con affetto
Marinella Miconi
 
 
 
 
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