Ivan Fedeli (poeta e critico letterario)
Sulla poesia di Rita Iacomino
La scrittura di Rita Iacomino ha una forza vitale intrinseca: parte da una necessità, quasi bulimica, di dare spazio a un universo emotivo ricco, penetrante; si nutre di energia, poi procede a strappi, illuminazioni e termina in una risoluzione dolce e, nel contempo, matura, in cui l’Autrice trova appagamento sensuale, antiretorico.
Ciò vale per tutto il trittico poetico ”Formato A4”, “E mi fingo poeta”, “Ostriche a mezzogiorno”, pubblicato per i tipi della Ibiskos editrice Risolo nel periodo 2012 – 2016.
Quattro anni di evoluzione stilistica e di contenuto segnano questo percorso di ricerca, in cui Rita si misura con se stessa e il mondo, spesso percepito nella sua matrice visiva, intriso di vissuto, prima di ritrarre, con forme poetiche mai uguali o ripetitive, l’appagamento etico ed estetico che ne deriva.
La Iacomino, dunque, penetra con il linguaggio la sfera del sensibile, la prova sulla pelle e nell’anima, la rende come trasposizione nell’altro, catullianamente lontano, ambivalente, in attesa: non poesia dell’Io, ma poesia per l’Io, ovvero mezzo attraverso cui dare senso a se stessa e, in seconda battuta, al Noi poetico, ovvero al lettore sempre chiamato in causa a sperimentare i pensieri ribelli interrati dei quali si chiede – e si ottiene meravigliosamente – la condivisione.
Ciò vale per le prime prove e, soprattutto, per il compiuto e maturo “Ostriche a mezzogiorno” , libro di sintesi e raccordo delle precedenti prove. Emerge qui, a evidenziare l’evoluzione della ricerca strutturale e contenutistica dell’Autrice, la forma dello scrigno, ovvero una poesia nata per coprire naturalmente il bene prezioso che la abita: bene che, come plusvalore, viene concesso a tratti, fatto presagire, rivelato come ferita, generosamente, all’altro.
È lì, allora, il sapore dell’ostrica a mezzogiorno, la sua valenza simbolica che si dà come un piatto di pianto o un amore che non chiede nulla: vive tutta la Iacomino all’interno di questa poesia che è generosità, altruismo, dono incommensurabile. Verrebbe da dire che, nella tessitura del canto , si agiti una felicità di scrivere, un desiderio di darsi senza risparmio: lo si capisce dalla stesura del verso, sempre dispiegato in modo aperto e curato, o dalla presenza a volte ossessiva, a volte avvolgente, di parole totemiche, come acutamente notato da Quasimodo.
In realtà è l’amore che brucia la pelle e ci rende umani a costruire il luogo condiviso che chiamiamo poesia, in cui coesistono pulsioni, abissi emotivi, estasi. È questo che avvicina ciascuno di noi a Rita Iacomino; è questo che rende Rita Iacomino poeta di tutti, perché è l’etica della ferita scoperta che umanamente l’Autrice trasmette in modo titanico, indelebile.
E l’immagine del letto vuoto di una delle poesie chiave del libro, per cui l’essere si sostanzia nell’attesa comunque di un altro giorno, altro non è che la metafora del vivente, quella splendida zona d’ombra – l’ostrica – dove si cerca, magnificamente, la possibilità della luce.
Ivan Fedeli
Bovisio Masciago, 9 giugno 2017.