“Ostriche a mezzogiorno” di Rita Iacomino
(dalla presentazione del 9 aprile 2016 a Limbiate - MB)
Commento critico a cura di Carmelo Consoli,
presidente del sodalizio culturale La Camerata dei Poeti di Firenze
Stavo pensando a quanto sia stata suggestiva l'introduzione audio visiva a questa presentazione, appena trasmessa, e al fatto che mi aiuti non poco per parlarvi di Rita Iacomino e della sua poesia.
Si deve sottolineare come sia brava ed efficiente questa autrice ad accompagnare le sue opere con una attività brillante di promozione delle stesse, il che allarga la sua platea di ascoltatori e impreziosisce inevitabilmente la sua scrittura.
Quello che presentiamo stasera è il suo terzo libro di liriche, dopo “Formato A4”, e “ E mi fingo poeta” che io ho avuto il piacere di illustrare a San Vito Chietino in una splendida cornice teatrale affacciata sul mare.
Si tratta di un volume monotematico, precisamente sull'amore, o meglio sul grande amore , quello indimenticabile, intramontabile dove affiorano e danno sostegno al disegno poetico le tematiche da sempre care all'autrice
Devo dire che Rita si inserisce molto bene in un filone amplissimo e millenario come la poesia d'amore, dimostrando di avere accenti e musicalità propri e originali; un filone dove non si possono dimenticare grandi autori, mostri sacri, come Lorca, Neruda, Merini e qua l'elenco sarebbe lunghissimo.
Ma intanto partiamo dal titolo, questo intrigante, appetitoso ed afrodisiaco “ Ostriche a mezzogiorno”, che produce l'eponima poesia di entrata del libro, come classica portata iniziale, facendoci immaginare l'anteprima di una degustazione. Qualche lettore, prima di inoltrarsi nella trama potrebbe anche pensare una storia dai risvolti e dagli andamenti goderecci. Ma è tutt'altro, ossia una portata dal retrogusto dolce-amaro, che come scrive l'autrice a inizio della vicenda “ sa di pianto questo piatto, e in chiusura “ / una perla si chiude/ dentro un guscio vuoto/ dove si nasconde /una storia indimenticabile” .
E da qua inizia la storia. Quindi sentite come sia impeccabile l'avvio del volume per stuzzicare la fantasia del lettore e a dare respiro all'intera vicenda.
Ma prima di inoltrarci nel fitto reticolo delle emozioni e dei sentimenti dell'amore occorre parlare di alcune tematiche da sempre colonne portanti della poesia di Rita.
Il tempo in primo luogo, nel suo senso e non senso, ossia della sua scorrevolezza( tra passato, presente e futuro) e quindi dispersione, evanescenza, oppure della sua cristallizzazione in cui l'attimo magico è fissato per sempre e quindi indelebile, eterno.
Il tempo è per Rita terreno privilegiato in cui riconoscersi e rigenerarsi tra fragilità esistenziali e via di fuga attraverso i sogni, la forza del carattere e la speranza di una rinascita.
E nel contesto del tempo la forza del ricordo con fotogrammi indelebili di luoghi, situazioni, stati d'animo contrastanti, gestualità, colori e fragranze che focalizzano l'importanza del vissuto, sia esso esperienza dolorosa, illusione, o momento di intima felicità.
Né manca in questo libro la forza trascinante della natura, primattore il mare, con le proprie infinite modulazioni d'onda tra bonacce ed uragani che rispecchiano lo stato dei suoi sentimenti, ma anche conla voce del vento, il volto della luna, e così via; natura in cui la poetessa si fonde con un dialogo simbiotico di emozioni e musicalità.
La migliore definizione che possiamo dare della scrittura di questo libro è quella di una poesia vissuta sulla soglia/confine della fragranza dell'istante magico dove tutto si è fermato.
Poesia dell'attesa che ritorni l'attimo rigenerante.( Il senso dell'attesa aleggia dappertutto).
Quindi liriche a cavallo tra il sogno rivissuto e la realtà amara in cui sono il profumo e la presenza del compagno ad essere costantemente avvertiti.
Ma come per gli altri due precedenti volumi dobbiamo segnalare una caratteristica del modo di procedere della parola poetica di Rita ossia della sua capacità di raggiungere intime felicità e stabili equilibri mediante la sottolineatura dell'amarezza delle esperienze, del sogno spezzato, il ritornare al punto di partenza per riannodare i fili dell'amore, dando vita ad un lamento lirico costante di notevole spessore e devo dire che Alessandro Quasimodo, nella sua prefazione al libro, ha scritto bene parlando di una sua poetica incentrata al negativo, sul quel non detto, non fatto, la parola mancata ma tutto questo, aggiungo io, nel tentativo di ripercorre e recuperare il momento magico.
In fondo io penso che ella abbia ragione ad alzare un lamento così accentuato al momento magico dell'amore, ossia alla sua non ripetibile esperienza, frutto di una tormentata vicenda, di un fascinoso rapporto che ci lacera dentro per sempre, in cui alla fine vince l'aspetto edenico e il desiderio del ritorno allo stadio iniziale.
Come dire che per cantare il grande amore occorre ripiegare sulle profonde ferite che lascia e non certo accedere alla stabilità routinaria di un rapporto, nella sua ripetitiva quotidianità.
Io credo che in questo libro dove l'amore è un canto alto e cristallino di inquietudine, tormento, unito all'incanto degli sguardi, dei corpi, ad una sensualità prorompente che riemerge nel tempo vissuto, Rita Iacomino si riveli pienamente donna nella propria reale dimensione generosa, sincera, capace di mettersi a nudo riversando nella poesia, con slancio notevole, una carica umana riconoscibile e condivisibile al punto tale di creare nel lettore una intensa emozione.
E dico questo perché, conoscendola bene, ritrovo in lei la caratteristica che la rende empatica e insostituibile amica, ossia la sua capacità di svelarsi agli altri aprendo il cuore e i sensi, in umiltà, volendo porsi ad esempio per tutti di turbamenti, solitudini, amarezze, sogni e voli pindarici e al contrario di calde affettuosità, cercate intimità, speranze e slanci vitali.
E' dunque istintivo spontaneo, piacevole seguirla nel suo itinerario poetico, fin dalla prima poesia “ Ostriche a mezzogiorno” dove la vita di tutti noi si snoda nel suo travagliato percorso amoroso costellato di luminosità e fragranze naturali che fanno da ideale scenario al groviglio degli sentimenti, anche perché la sua poesia è tanto vicina alla nostra quotidianità, semplice ed immediata nella parola, ma non inganni la definizione “semplice” poiché se coniugata alla profondità dei contenuti, alla giusta musicalità , alla rappresentazione fedele dell'immagine diventa lirica complessa da costruire .
Certo che non è semplice, né facile lenire le ferite, ricucire gli strappi, perdonare, fare tesoro di una dolorosa lezione d'amore, ma è proprio la nostra poetessa, con la sua straordinaria sensibilità, a darci la fiducia per ricostruire un nuovo rapporto ideale, a donarci quell'inconsapevole desiderio dell'attesa che accada qualcosa di nuovo e di felice.
Un rapporto, il suo, costante di amore-odio ma dove in fondo vince la forza della donna capace alla fine di dare grazia ad ogni esperienza e a vivere nella sfera della bellezza sempre, in modo leggiadro.
Voglio ricordare che la capacità di captare la Bellezza e accedervi è quella qualità che più ci avvicina al Mito e alla divinità, attivando la sfera più alta e nobile di noi, ossia la nostra anima.
La seguiamo dunque nei suoi continui abbandoni, nelle sue cocenti delusioni, nei ritorni agli scenari di partenza, in quelle spirali vorticose da cui sembra non poter uscir fuori.
Siamo con lei nella sofferenza, nella speranza, nella apparente rassegnazione.
Ma soprattutto, seguendo la sua poesia, sentiamo crescere in noi nuove energie e attrazioni per quell'amore che ci ha provocato tormento e sofferenza e al quale torniamo con forza per rivivere gli attimi felici e sperare che ritorni.
E quindi possiamo parlare con giusta causa di una poetica della speranza e della fiducia.
E sia chiaro che non c'è niente di razionale in tutto questo ma si sa che l'amore ha proprio la sua forza nella irrazionale capacità di donarsi gratuitamente , sentimento a cui ci si lascia andare come ad un dogma e quindi inspiegabile, ma che conduce alla Bellezza.
Un accenno alla parola poetica di Rita . Le sue liriche sin dall'iniziale debutto con “Formato A4” ci sono subito apparse come parole di grande chiarezza, essenzialità, accattivanti nel fare presa nell'immaginario collettivo, collocate in uno sfondo in cui la natura emerge con forza nei colori e nei profumi.
Una poesia soffusa di una malinconia costruttiva ma agitata da sensualità contrastanti, luci e ombre, fragilità e salutari rigenerazioni.
Sono talora particolari spesso routinari e insospettabili a fare la differenza: un portachiavi, un sasso nello stagno, un letto vuoto, un lume acceso o i binari della stazione, una rosa appassita.
Si può parlare quindi, in un certo senso e a tratti, di poesia minimalista, come in voga in alcuni autori nella seconda metà del novecento che parte da oggetti apparentemente estranei al soggetto e che poi invece danno ampio respiro alla vicenda.
In definitiva in questo volume si attivano una sequela di fotogrammi che focalizzano, sia in ambienti chiusi che aperti, il cuore e l'anima della poetessa che, in una moviola retrospettiva, si nutrono di un incanto spezzato e ricostruiscono una nuova dimensione vitale per riattivare il circuito interrotto dell'amore ,come scrive negli ultimi versi della poesia “ Attesa” / E vado avanti/ sempre su quella via/Forse prima o poi,/tra il pulviscolo leggero/e un raggio biondo e caldo/ ritroverò l'amore.
Possiamo dunque definire questo libro un puro inno all'amore, a quel sentimento che ci tormenta e ci delizia, al suo ritorno allo stato puro e mitico dove ogni gesto, parola, atteggiamento, luogo, è permeato di quella sensualità primordiale e raffinata a cui solo una donna riesce ad accedere, scatenante nei desideri e incatenante nella consapevolezza di una esperienza che si è chiusa.
Ed il campionario dei sentimenti è vastissimo, ricco di innervature e sfumature come malinconie, languori, brividi, abbandoni, solitudini, fragilità, odi- rancori, voglia di una carnalità proibita, di ebbrezze, grido di dolore e di felicità.
Insomma come potete capire tutto l'infinito reticolo di sensazioni ed emozioni che il corpo e la mente di una donna può esprimere per riassaporare il sapore amaro e dolce dell'esperienza d'amore vissuta nell'attesa di un suo edenico ritorno.
E se poi aggiungiamo che tutto questo accesso ai sentimenti si realizza in un territorio di incontaminata bellezza naturale, nella dolcezza di una calda musicalità, nel canto di una parola asciutta, aggraziata, empatica, vicinissima alla umanità di tutti ed esperta a captare le emozioni profonde del lettore, allora dobbiamo concludere che Rita ha ancora una volta centrato il suo bersaglio poetico.
Questa volta forse il più importante e palpitante, quello del grande amore .
Carmelo Consoli
(dalla presentazione del 9 aprile 2016 a Limbiate - MB)
Commento critico a cura di Carmelo Consoli,
presidente del sodalizio culturale La Camerata dei Poeti di Firenze
Stavo pensando a quanto sia stata suggestiva l'introduzione audio visiva a questa presentazione, appena trasmessa, e al fatto che mi aiuti non poco per parlarvi di Rita Iacomino e della sua poesia.
Si deve sottolineare come sia brava ed efficiente questa autrice ad accompagnare le sue opere con una attività brillante di promozione delle stesse, il che allarga la sua platea di ascoltatori e impreziosisce inevitabilmente la sua scrittura.
Quello che presentiamo stasera è il suo terzo libro di liriche, dopo “Formato A4”, e “ E mi fingo poeta” che io ho avuto il piacere di illustrare a San Vito Chietino in una splendida cornice teatrale affacciata sul mare.
Si tratta di un volume monotematico, precisamente sull'amore, o meglio sul grande amore , quello indimenticabile, intramontabile dove affiorano e danno sostegno al disegno poetico le tematiche da sempre care all'autrice
Devo dire che Rita si inserisce molto bene in un filone amplissimo e millenario come la poesia d'amore, dimostrando di avere accenti e musicalità propri e originali; un filone dove non si possono dimenticare grandi autori, mostri sacri, come Lorca, Neruda, Merini e qua l'elenco sarebbe lunghissimo.
Ma intanto partiamo dal titolo, questo intrigante, appetitoso ed afrodisiaco “ Ostriche a mezzogiorno”, che produce l'eponima poesia di entrata del libro, come classica portata iniziale, facendoci immaginare l'anteprima di una degustazione. Qualche lettore, prima di inoltrarsi nella trama potrebbe anche pensare una storia dai risvolti e dagli andamenti goderecci. Ma è tutt'altro, ossia una portata dal retrogusto dolce-amaro, che come scrive l'autrice a inizio della vicenda “ sa di pianto questo piatto, e in chiusura “ / una perla si chiude/ dentro un guscio vuoto/ dove si nasconde /una storia indimenticabile” .
E da qua inizia la storia. Quindi sentite come sia impeccabile l'avvio del volume per stuzzicare la fantasia del lettore e a dare respiro all'intera vicenda.
Ma prima di inoltrarci nel fitto reticolo delle emozioni e dei sentimenti dell'amore occorre parlare di alcune tematiche da sempre colonne portanti della poesia di Rita.
Il tempo in primo luogo, nel suo senso e non senso, ossia della sua scorrevolezza( tra passato, presente e futuro) e quindi dispersione, evanescenza, oppure della sua cristallizzazione in cui l'attimo magico è fissato per sempre e quindi indelebile, eterno.
Il tempo è per Rita terreno privilegiato in cui riconoscersi e rigenerarsi tra fragilità esistenziali e via di fuga attraverso i sogni, la forza del carattere e la speranza di una rinascita.
E nel contesto del tempo la forza del ricordo con fotogrammi indelebili di luoghi, situazioni, stati d'animo contrastanti, gestualità, colori e fragranze che focalizzano l'importanza del vissuto, sia esso esperienza dolorosa, illusione, o momento di intima felicità.
Né manca in questo libro la forza trascinante della natura, primattore il mare, con le proprie infinite modulazioni d'onda tra bonacce ed uragani che rispecchiano lo stato dei suoi sentimenti, ma anche conla voce del vento, il volto della luna, e così via; natura in cui la poetessa si fonde con un dialogo simbiotico di emozioni e musicalità.
La migliore definizione che possiamo dare della scrittura di questo libro è quella di una poesia vissuta sulla soglia/confine della fragranza dell'istante magico dove tutto si è fermato.
Poesia dell'attesa che ritorni l'attimo rigenerante.( Il senso dell'attesa aleggia dappertutto).
Quindi liriche a cavallo tra il sogno rivissuto e la realtà amara in cui sono il profumo e la presenza del compagno ad essere costantemente avvertiti.
Ma come per gli altri due precedenti volumi dobbiamo segnalare una caratteristica del modo di procedere della parola poetica di Rita ossia della sua capacità di raggiungere intime felicità e stabili equilibri mediante la sottolineatura dell'amarezza delle esperienze, del sogno spezzato, il ritornare al punto di partenza per riannodare i fili dell'amore, dando vita ad un lamento lirico costante di notevole spessore e devo dire che Alessandro Quasimodo, nella sua prefazione al libro, ha scritto bene parlando di una sua poetica incentrata al negativo, sul quel non detto, non fatto, la parola mancata ma tutto questo, aggiungo io, nel tentativo di ripercorre e recuperare il momento magico.
In fondo io penso che ella abbia ragione ad alzare un lamento così accentuato al momento magico dell'amore, ossia alla sua non ripetibile esperienza, frutto di una tormentata vicenda, di un fascinoso rapporto che ci lacera dentro per sempre, in cui alla fine vince l'aspetto edenico e il desiderio del ritorno allo stadio iniziale.
Come dire che per cantare il grande amore occorre ripiegare sulle profonde ferite che lascia e non certo accedere alla stabilità routinaria di un rapporto, nella sua ripetitiva quotidianità.
Io credo che in questo libro dove l'amore è un canto alto e cristallino di inquietudine, tormento, unito all'incanto degli sguardi, dei corpi, ad una sensualità prorompente che riemerge nel tempo vissuto, Rita Iacomino si riveli pienamente donna nella propria reale dimensione generosa, sincera, capace di mettersi a nudo riversando nella poesia, con slancio notevole, una carica umana riconoscibile e condivisibile al punto tale di creare nel lettore una intensa emozione.
E dico questo perché, conoscendola bene, ritrovo in lei la caratteristica che la rende empatica e insostituibile amica, ossia la sua capacità di svelarsi agli altri aprendo il cuore e i sensi, in umiltà, volendo porsi ad esempio per tutti di turbamenti, solitudini, amarezze, sogni e voli pindarici e al contrario di calde affettuosità, cercate intimità, speranze e slanci vitali.
E' dunque istintivo spontaneo, piacevole seguirla nel suo itinerario poetico, fin dalla prima poesia “ Ostriche a mezzogiorno” dove la vita di tutti noi si snoda nel suo travagliato percorso amoroso costellato di luminosità e fragranze naturali che fanno da ideale scenario al groviglio degli sentimenti, anche perché la sua poesia è tanto vicina alla nostra quotidianità, semplice ed immediata nella parola, ma non inganni la definizione “semplice” poiché se coniugata alla profondità dei contenuti, alla giusta musicalità , alla rappresentazione fedele dell'immagine diventa lirica complessa da costruire .
Certo che non è semplice, né facile lenire le ferite, ricucire gli strappi, perdonare, fare tesoro di una dolorosa lezione d'amore, ma è proprio la nostra poetessa, con la sua straordinaria sensibilità, a darci la fiducia per ricostruire un nuovo rapporto ideale, a donarci quell'inconsapevole desiderio dell'attesa che accada qualcosa di nuovo e di felice.
Un rapporto, il suo, costante di amore-odio ma dove in fondo vince la forza della donna capace alla fine di dare grazia ad ogni esperienza e a vivere nella sfera della bellezza sempre, in modo leggiadro.
Voglio ricordare che la capacità di captare la Bellezza e accedervi è quella qualità che più ci avvicina al Mito e alla divinità, attivando la sfera più alta e nobile di noi, ossia la nostra anima.
La seguiamo dunque nei suoi continui abbandoni, nelle sue cocenti delusioni, nei ritorni agli scenari di partenza, in quelle spirali vorticose da cui sembra non poter uscir fuori.
Siamo con lei nella sofferenza, nella speranza, nella apparente rassegnazione.
Ma soprattutto, seguendo la sua poesia, sentiamo crescere in noi nuove energie e attrazioni per quell'amore che ci ha provocato tormento e sofferenza e al quale torniamo con forza per rivivere gli attimi felici e sperare che ritorni.
E quindi possiamo parlare con giusta causa di una poetica della speranza e della fiducia.
E sia chiaro che non c'è niente di razionale in tutto questo ma si sa che l'amore ha proprio la sua forza nella irrazionale capacità di donarsi gratuitamente , sentimento a cui ci si lascia andare come ad un dogma e quindi inspiegabile, ma che conduce alla Bellezza.
Un accenno alla parola poetica di Rita . Le sue liriche sin dall'iniziale debutto con “Formato A4” ci sono subito apparse come parole di grande chiarezza, essenzialità, accattivanti nel fare presa nell'immaginario collettivo, collocate in uno sfondo in cui la natura emerge con forza nei colori e nei profumi.
Una poesia soffusa di una malinconia costruttiva ma agitata da sensualità contrastanti, luci e ombre, fragilità e salutari rigenerazioni.
Sono talora particolari spesso routinari e insospettabili a fare la differenza: un portachiavi, un sasso nello stagno, un letto vuoto, un lume acceso o i binari della stazione, una rosa appassita.
Si può parlare quindi, in un certo senso e a tratti, di poesia minimalista, come in voga in alcuni autori nella seconda metà del novecento che parte da oggetti apparentemente estranei al soggetto e che poi invece danno ampio respiro alla vicenda.
In definitiva in questo volume si attivano una sequela di fotogrammi che focalizzano, sia in ambienti chiusi che aperti, il cuore e l'anima della poetessa che, in una moviola retrospettiva, si nutrono di un incanto spezzato e ricostruiscono una nuova dimensione vitale per riattivare il circuito interrotto dell'amore ,come scrive negli ultimi versi della poesia “ Attesa” / E vado avanti/ sempre su quella via/Forse prima o poi,/tra il pulviscolo leggero/e un raggio biondo e caldo/ ritroverò l'amore.
Possiamo dunque definire questo libro un puro inno all'amore, a quel sentimento che ci tormenta e ci delizia, al suo ritorno allo stato puro e mitico dove ogni gesto, parola, atteggiamento, luogo, è permeato di quella sensualità primordiale e raffinata a cui solo una donna riesce ad accedere, scatenante nei desideri e incatenante nella consapevolezza di una esperienza che si è chiusa.
Ed il campionario dei sentimenti è vastissimo, ricco di innervature e sfumature come malinconie, languori, brividi, abbandoni, solitudini, fragilità, odi- rancori, voglia di una carnalità proibita, di ebbrezze, grido di dolore e di felicità.
Insomma come potete capire tutto l'infinito reticolo di sensazioni ed emozioni che il corpo e la mente di una donna può esprimere per riassaporare il sapore amaro e dolce dell'esperienza d'amore vissuta nell'attesa di un suo edenico ritorno.
E se poi aggiungiamo che tutto questo accesso ai sentimenti si realizza in un territorio di incontaminata bellezza naturale, nella dolcezza di una calda musicalità, nel canto di una parola asciutta, aggraziata, empatica, vicinissima alla umanità di tutti ed esperta a captare le emozioni profonde del lettore, allora dobbiamo concludere che Rita ha ancora una volta centrato il suo bersaglio poetico.
Questa volta forse il più importante e palpitante, quello del grande amore .
Carmelo Consoli