Rita Iacomino, “Ostriche a mezzogiorno” (Ibiskos Editrice Risolo, 2016), poesie
Recensione di Carla Sautto Malfatto
poetessa scrittrice pittrice
Recensione di Carla Sautto Malfatto
poetessa scrittrice pittrice
La prima impressione che la scrivente ha avuto leggendo “Ostriche a mezzogiorno” di Rita Iacomino, è stato un piacevole impatto di liriche mai ripetitive, pur vertendo su un unico argomento: l’Amore. Amore per una persona, Amore per la vita.
La poetica di Iacomino è precisa, efficace, limpida. È diretta – come lo è l’Autrice – ricca di dettagli colti e impressi in successione e di metafore di grande efficacia.
Ricorre spessissimo l’elemento “acqua”, come mare (specialmente), onda, oceano, stagno, pioggia, lacrima… ma vi si ravvisa pure il fuoco e l’aria, ognuno nelle sue forme derivate.
L’acqua è l’elemento puro che accompagna Iacomino intimamente e dalla nascita (il “suo mare”), cui si attribuiscono, nei suoi affini, le note e opposte simbologie di rinascita e distruzione, di rasserenamento e disperazione (e che, insieme all’aria, si concretizzano nel colore blu e azzurro). Ma è pur vero che, per quanto profondi possano essere e manifestarsi i moti d’animo riportati nelle liriche, si avverte comunque un riserbo insondabile ed inaccessibile, ben protetto e privato, oltre il quale l’Autrice non concede.
Intuitiva, istintiva, curiosa, di forte personalità e passionalità, stemperata da una intelligente e selettiva dolcezza verso altri – frutto della trasformazione della propria esperienza dolorosa – Rita è medico di se stessa. Trova nella poesia lo sfogo ideale – benefico e terapeutico – per le sue lacrime, frenate, prima di diventarne succube preda, da intime e incrollabili positività: raziocinio, fiducia e speranza, che la sostengono e la trascinano, sempre.
Sensuale, viva, la sua nostalgia e i suoi segreti restano racchiusi (in ostrica, bolla di sapone, sogno…) e divengono supporto – punto fermo, fondamenta – granitico ed indispensabile per il passo successivo. Una nicchia in cui trova spesso straziante rifugio – quando vi si abbandona nei momenti vissuti con se stessa – di cui accorda a noi tratti salienti, ma comunque ben cerniti e ponderati. È un mondo di vulcani, quello suo racchiuso, interno, che la brucia, e di cui lei stessa è fuoco e magma, (quindi predominanza del colore “rosso”), ma dalle cui ceneri sempre risorge, fenice, per un altro potente, ostinato, fiducioso, allettante volo.
Con affetto e stima,
Carla
10.04.2017
La poetica di Iacomino è precisa, efficace, limpida. È diretta – come lo è l’Autrice – ricca di dettagli colti e impressi in successione e di metafore di grande efficacia.
Ricorre spessissimo l’elemento “acqua”, come mare (specialmente), onda, oceano, stagno, pioggia, lacrima… ma vi si ravvisa pure il fuoco e l’aria, ognuno nelle sue forme derivate.
L’acqua è l’elemento puro che accompagna Iacomino intimamente e dalla nascita (il “suo mare”), cui si attribuiscono, nei suoi affini, le note e opposte simbologie di rinascita e distruzione, di rasserenamento e disperazione (e che, insieme all’aria, si concretizzano nel colore blu e azzurro). Ma è pur vero che, per quanto profondi possano essere e manifestarsi i moti d’animo riportati nelle liriche, si avverte comunque un riserbo insondabile ed inaccessibile, ben protetto e privato, oltre il quale l’Autrice non concede.
Intuitiva, istintiva, curiosa, di forte personalità e passionalità, stemperata da una intelligente e selettiva dolcezza verso altri – frutto della trasformazione della propria esperienza dolorosa – Rita è medico di se stessa. Trova nella poesia lo sfogo ideale – benefico e terapeutico – per le sue lacrime, frenate, prima di diventarne succube preda, da intime e incrollabili positività: raziocinio, fiducia e speranza, che la sostengono e la trascinano, sempre.
Sensuale, viva, la sua nostalgia e i suoi segreti restano racchiusi (in ostrica, bolla di sapone, sogno…) e divengono supporto – punto fermo, fondamenta – granitico ed indispensabile per il passo successivo. Una nicchia in cui trova spesso straziante rifugio – quando vi si abbandona nei momenti vissuti con se stessa – di cui accorda a noi tratti salienti, ma comunque ben cerniti e ponderati. È un mondo di vulcani, quello suo racchiuso, interno, che la brucia, e di cui lei stessa è fuoco e magma, (quindi predominanza del colore “rosso”), ma dalle cui ceneri sempre risorge, fenice, per un altro potente, ostinato, fiducioso, allettante volo.
Con affetto e stima,
Carla
10.04.2017